Arte Rubata

Confische naziste e vendite da parte di vittime della persecuzione

Il termine «confisca nazista» si riferisce alle opere rubate dai nazionalsocialisti in Germania tra il 1933 e il 1945 e nei territori occupati, ad esempio in Francia negli anni 1940-1944. Durante la seconda guerra mondiale, Emil Bührle acquistò tali opere attraverso la Galerie Fischer di Lucerna. Dopo il 1945 furono identificate come opere d'arte saccheggiate. I precedenti proprietari espropriati intentarono una causa presso la sezione del Tribunale federale svizzero per i beni saccheggiati e vinsero, costringendo Emil Bührle a restituire le opere rubate.

In molti casi, le ha riacquistate dai legittimi proprietari.

«Vendita da parte di una vittima della persecuzione» è il termine usato per indicare le opere vendute dagli stessi proprietari ebrei al di fuori della sfera del potere nazista, ad esempio negli Stati Uniti, in Svizzera e nella parte non occupata della Francia, per finanziare la loro fuga e il loro sostentamento. Attualmente si sta discutendo se queste vendite debbano o meno essere classificate come arte rubata.

Glossario

Ricerca sulla provenienza

L’obiettivo della ricerca sulla provenienza è quello di indagare sulla proprietà delle opere d’arte a partire dal momento della loro creazione. L’attenzione si concentra sulle opere che sono passate di mano durante il periodo del nazionalsocialismo, che ha visto la persecuzione e l’assassinio di persone di origine ebraica e di altre minoranze.

Beni culturali sequestrati a seguito della persecuzione nazista (= arte rubata dai nazisti)

Per arte rubata dai nazisti si intendono beni culturali che i nazionalsocialisti hanno sottratto a proprietarie e proprietari in prevalenza di origine ebraica tra il 1933 e il 1945. Ciò è avvenuto tramite confische, vendite forzate e altre misure attuate sotto pressione. Possono ricadere in questa categoria anche le vendite effettuate al di fuori della sfera di potere nazista, definite in precedenza in Svizzera come «fuga di beni».

«Dichiarazione di Washington» (1998)

La Dichiarazione di Washington costituisce la base per indagare e trattare i beni depredati dai nazisti. Si tratta di una dichiarazione giuridicamente non vincolante adottata da 44 Stati, tra i quali anche la Svizzera. Il suo obiettivo è in primo luogo quello di identificare le opere d’arte rubate dai nazisti. In caso di controversie sulla proprietà, occorre istituire meccanismi di risoluzione alternativi, come le commissioni, e trovare «soluzioni giuste ed eque» tra i discendenti degli ex proprietari e i proprietari attuali.

«Dichiarazione di Terezín» (2009)

La Dichiarazione di Terezín ha ampliato la definizione di arte saccheggiata contenuta nella Dichiarazione di Washington. In base a questa dichiarazione, anche beni venduti sotto pressione a causa della perse-cuzione nazista devono sottostare a una regolamentazione.

Soluzioni giuste ed eque

Le «soluzioni giuste ed eque» comprendono uno spettro di misure diverse. È possibile, ad esempio, offrire in una mostra una valutazione pubblica delle circostanze della confisca di un’opera, oppure menzionare la storia della provenienza accanto all’opera esposta nel museo. Anche il pagamento di un risarcimento è una soluzione. È possibile inoltre concordare la vendita dell’opera a terzi dividendo il ricavato, oppure accordarsi per lasciarla in prestito agli attuali proprietari. La misura più nota è la restituzione.